La Juventus di Tudor ha collezionato tre pareggi consecutivi e totalizza 12 punti in sei partite, lo stesso rendimento di Thiago Motta.
Dopo un inizio di stagione incoraggiante, la Juventus si ritrova nuovamente a fare i conti con una fastidiosa costante del passato recente: la pareggite. Tre pari consecutivi in campionato — contro Verona, Atalanta e Milan — hanno rallentato la corsa dei bianconeri, che sembravano aver trovato una nuova identità con Igor Tudor in panchina. La situazione si aggrava se si considerano anche gli impegni europei, dove la Juve ha impattato 4-4 con il Borussia Dortmund e 2-2 col Villarreal, portando a cinque il numero complessivo di gare senza vittorie.
Quello che preoccupa di più, però, è il confronto con la stagione passata: dopo sei giornate, il bottino è lo stesso — 12 punti, frutto di tre vittorie e tre pareggi — proprio come accadde un anno fa sotto la gestione Thiago Motta. Un déjà-vu che rischia di mettere pressione sull’ambiente juventino, già impaziente di tornare competitivo ai massimi livelli.

La pareggite bianconera è tornata
Il momento di stallo è evidente. Dopo il 4-3 spettacolare contro l’Inter dello scorso 13 settembre, la Juventus non è più riuscita a imporsi. La mancanza di cinismo sotto porta e qualche distrazione difensiva di troppo hanno impedito ai bianconeri di trasformare le prestazioni in vittorie. Il pareggio a reti inviolate con il Milan ha evidenziato anche un calo di brillantezza offensiva, nonostante un buon possesso palla. I tifosi iniziano a interrogarsi sul vero potenziale di questa squadra e su quanto Tudor riuscirà a gestire il momento, evitando che la pareggite diventi cronica.
Tudor e Motta: un rendimento che si specchia
Curiosamente, anche Thiago Motta aveva raccolto 12 punti nelle prime sei giornate della stagione scorsa, con uno stile molto più attendista rispetto al calcio più propositivo di Tudor. Le vittorie contro Como, Verona e Genoa erano state accompagnate da tre 0-0 consecutivi contro Roma, Napoli ed Empoli, segno di una solidità difensiva che però non si traduceva in gol. Tudor, al contrario, ha una Juve più vivace, capace di segnare e subire di più, come dimostrano i pareggi rocamboleschi in Champions.
La similitudine nei risultati non cancella però una differenza sostanziale: la sensazione che, sotto la guida dell’allenatore croato, la squadra possa ancora crescere. Tuttavia, il tempo per dimostrarlo è poco, e il confronto con Motta rischia di trasformarsi da semplice dato statistico a problema strutturale se i pareggi continueranno ad accumularsi.